Storica firma tra Azienda sanitaria, Provincia e Università per l’amministrazione delle parti comuni e la rivitalizzazione del comprensorio

PARCO DI SAN GIOVANNI, ACCORDO SULLA GESTIONE

Dopo decenni di lentezze adesso nascono
progetti in “condominio” fra gli enti coinvolti


di Gabriella Zianil (Il Piccolo, 24 giugno,2007)


 

Nel giorno di San Giovanni, a poche ore dalla tradizionale festa dei fuochi, è stato firmato ieri uno storico accordo per il parco dell'ex Opp da ora in poi, ufficialmente gestito «in condominio» tra Azienda sanitaria, Provincia, Comune e Università, secondo un regolamento in fase di stesura ma con tanti progetti già avviati, altri in cantiere e soprattutto - dopo decenni di problemi e di indolenze - con un sincero intento - come è stato detto - di fare del prezioso spazio un'isola verde abitata da tutta la città.
E' in questi termini che l’atto formale (preceduto da nove mesi di lavoro per definire e perimetrare le rispettive proprietà) è stato presentato dalla Provincia con la presidente Maria Teresa Bassa Poropat e l'assessore Mauro Tommasini, dall'Università col rettore Francesco Peroni, dal Comune con il titolare del Patrimonio, Piero Tononi, e dal direttore dell'Azienda sanitaria Franco Rotelli, cui è stato riconosciuto di essere non solo «l'innamorato del parco», ma il vero motore propulsivo di così importanti e concreti cambiamenti.

“E' la conclusione di un percorso che viene da lontano - ha detto Tommasini, le volumetrie adesso, grazie al forte lavoro di tutti i nostri uffici, sono definite, e per la Provincia si apre un programma pluriennale di interventi”. “È' un esempio di buon governo - ha aggiunto Poropat, reduce dall’ incontro coi prefetti, ed è esemplare che dopo tante lentezze e ritardi si sia sbloccata, con buone idee, la situazione: questo parco può davvero diventare un laboratorio delle relazioni».

La Provincia sta per aprire il famoso teatrino quasi pronto, per il quale ha già Rotelli: definito la gestione. E Rotelli a questa tonalità di pensiero ha dato il sigillo: “Firmiamo qui, al "Posto delle fragole", per dare il segnale che si tratta di un parco vivo, di una cittadella dove convivono sani e meno sani, studenti e anziani, in un processo culturale che anche dopo Basaglia resta innovativo, e che simbolicamente è una compensazione per la storia del passato».

Il rettore Peroni ha aggiunto: «L'Università è nel parco dal 1996, ha sùbito colto la valenza di questo luogo prezioso e pregiato per ragioni storiche, culturali, ambientali».

Dall'accordo, che sigla un decennio di intensa trasformazione del parco, scaturiranno manutenzioni del verde e delle scarpate, gestione di parcheggi e spazi pedonali secondo un regolamento in fase di scrittura che attribuirà i «compiti» a ciascun ente per le parti di competenza e per quelle comuni, a seconda del grado di utilizzo.
Nello specifico poi è l'Azienda sanitaria che ha il carnet più pieno di progetti: “II mercatino dei prodotti regionali innovativi, gastronomici ma non solo,ha aggiunto Rotelli, diventerà appuntamento stabile, vogliamo poi con la Provincia creare il roseto più grande d'Italia”.
Entro settembre sarà ristrutturata Villa Renner, a breve ci sarà 'il restauro della palazzina delle Tossicodipendenze. Il Comune ha appena aperto il Centro diurno per disabili e il Gregoretti, e dovrà risistemare l'ingresso «dall'alto» del parco, l'Università ha già un progetto per collegare piazzale Europa a San Giovanni ripristinando un sentiero esistente ma dimenticato.
Un plauso a questa firma l'ha dato, a margine, la Pro loco di San Giovanni: «II rione è felice, da decenni combattiamo per il parco, e finalmente lo vediamo rinascere, ben gestito».

Uno «scambio» di proprietà

E intanto nel parco di San Giovanni sono anche cambiate le proprietà. Il processo, iniziato già nel 1997 con un accordo di programma firmato da Provincia, Comune, Azienda sanitaria, Università e Regione, e concluso con l'accordo di ieri dopo la definizione in planimetria delle effettive pertinenze, ha visto anche una «permuta immobiliare» tra Azienda sanitaria e Provincia.
La prima ha ceduto alla seconda il padiglione-bis del Gregoretti, già lungo degenti per le donne, adiacente a quello appena ristrutturato dal Comune e diventato casa di riposo e centro per l'Alzheimer.
In cambio ha acquisito numerose strutture: l'immobile di via Pastrovich 5 (a suo tempo laboratorio di legatorie, calzolaio e pittura), le casette contrassegnate come V, Z, G, H e I che sono adibite a residenze del Dipartimento di salute mentale, e inoltre la rimessa di via Bottacin 6 e la Clinica psichiatrica, anche questa appena ristrutturata.


Uno dei viali asfaltati del parco di
San Giovanni
Un momento della festa dei fuochi di San Giovanni all'ex Opp


Giornata di festa con gazebo di poesia, letture, mercatini e falò

Miele, marmellate, vini, formaggi e altre delizie naturali. Fasci di lavande e lini antichi. Laboratori per i più piccoli, spettacoli teatrali, musica, danze per finire con il tradizionale grande falò propiziatorio di un'estate felice. E a percorrere l'intera giornata la poesia di Andrea Zanzotto, Abdulah Sidran l'amato poeta di Sarajevo e Marko Vesovic, il narratore della resistenza di quella città.
La lunga kermesse dei fuochi di San Giovanni ha preso il via ieri mattina al parco di San Giovanni con il Mercato delle delizie, allestito nei portici che fiancheggiano la chiesetta nella parte alta del comprensorio. E tra i profumi e i colori delle bancarelle ecco stagliarsi un altro mercato, quello di Ponterosso, rievocato da Sidran, che la sua prima gita a Trieste la fece a 5 anni, con la mamma, per comprarsi dei jeans.
Nel sole cocente del primo pomeriggio la poesia scende lungo il vialone centrale fino al Poetry stop, installazione poetica a fianco della fermata del bus: un box candido, attraversato da una panchina e istoriato da poesie. Più sotto il parco dei bambini, giardino verdissimo adorno di palloncini e ombrelloni dove i più piccoli ascoltano le letture e giocano nei laboratori, in attesa delle acrobazie dei pompieri. E al calar del sole, stuzzicanti aromi dei cibi africani curati dall'associazione senegalese.
Infine la poesia letta dai poeti, a segnare prima del divampare del falò la restituzione alla città del parco che per decenni ha simboleggiato la negazione della parola e della poesia.